Visualizzazioni totali

lunedì 18 ottobre 2010

danza terapia

Il vero e proprio termine “danzaterapia ” comincia a diffondersi all’inizio del Novecento grazie al contributo di due ballerine professioniste della cosiddetta “modern dance”: M. Chace e T. Schoop. Esse hanno fatto esperienza in prima persona del superamento delle tradizionali e rigide tecniche di danza classica cominciando a centrare l’accento sul piacere di ballare e sul benessere che la danza è in grado di regalare, sostenendo l’espressione con il corpo e sulla musica attraverso forme spontanee di movimento. Le loro più famose applicazioni della danzaterapia hanno coinvolto principalmente reduci di guerra con problematiche di depressione, psicosi o forme di isteria.
Oggi esistono molte forme di aiuto alla mente che utilizzano la danza che vengono adottate in contesti privati o in ospedali e strutture pubbliche che lavorano nel settore della salute mentale o in quelli dell’istruzione e dell’educazione. Le varie metodologie di danzaterapia sono fondate su diverse interpretazioni teoriche del ballo e delle sue potenzialità di supporto alla mente.
La danzaterapia secondo il metodo di Maria Fux nasce dall’esperienza dell’omonima danzatrice e coreografa argentina che ha sperimentato gli effetti terapeutici spontanei prodotti dalla danza in prima persona, durante un periodo di profonda depressione. In seguito ai benefici osservati su se stessa, ottenuti approfondendo il rapporto con la danza, la ballerina ha fondato un filone di applicazioni della danzaterapia che concepiscono quest’ultima come forme di danza spontanea per migliorare il benessere psicologico e l’integrazione sociale tanto di soggetti normodotati che di portatori di handicap.
Tale metodo è stato sperimentato con successo lavorando con tutte le età della vita e con problematiche di disabilità sensoriali visive ed uditive nonché con handicap psichici e fisici.
La danzaterapia di Maria Fux ha in comune con il metodo analitico esclusivamente l’utilizzo di forme libere di danza volte all’espressione di sé, ma si differenzia da essa in quanto non ambisce a lavorare su contenuti inconsci né a sostenere forme di psicoterapia.
Questo approccio si fonda sull’utilizzo della danza istintiva, come momento di ascolto, di conoscenza e riscoperta di sé, senza utilizzare tecniche di interpretazione e verbalizzazione degli stati interiori sperimentati con il ballo, secondo metodi molto semplici messi in atto da esperti del settore che, non intervenendo in modo strutturato, non si basano sulla conoscenza di nozioni professionali teoriche specifiche, ma sono formati all’utilizzo di tecniche specifiche di danzaterapia che adottano stimoli creativi e materiali diversi.
La metodologia destrutturata di danzaterapia Maria Fux rappresenta soprattutto una forma di danza creativa in grado di produrre in modo spontaneo dei miglioramenti nella salute psicofisica che non seguono programmi sistematici, ma che sono piuttosto affidati al potere catartico e liberatorio della danza senza aspettarsi di raggiungere obiettivi specifici.
La possibilità di migliorare la comunicazione e l’espressione di sé attraverso questo metodo inoltre lo pone come un punto di riferimento nel contesto delle danze pedagogico-educative, forme di danzaterapia che mirano ad obiettivi principalmente legati all’educazione, allo sviluppo della personalità e di capacità specifiche in bambini, adolescenti e persone disabili.Nella danzaterapia secondo il metodo dell’ “expression primitive” , fondata dal danzatore Herns Duplan, l’utilizzo della danza segue un approccio definito “antropologico” e si basa su un lavoro mediante l’utilizzo di forme archetipiche di movimenti, ovvero gesti e rituali motori tipici che accomunano le culture tradizionali. Attraverso il viaggio simbolico nella storia dell’umanità che la “danza primitiva” consente è possibile recuperare aspetti universali della natura umana e stati psichici primari nello sviluppo.
In questo metodo danzaterapeutico spesso ci si ispira a danze tribali, utilizzando suoni ritmati di tamburi e forme di canto ripetitive sperimentate generalmente in un contesto di gruppo a cui viene attribuita una “funzione materna”. Il ritmo dei tamburi riproduce il battito cardiaco, amplificando e sintonizzando il rapporto tra mondo esterno e mondo interno; la danza ritmica, spesso a piedi nudi, mira a simbolizzare il rapporto radicato con la terra; la voce del conduttore impegnata in una melodia cantilenante riporta al vissuto del “sentirsi cullato” da filastrocche e ninnananne rassicuranti; lo stato di rilassamento profondo e perfino vicino alla trance, indotto da suoni e movimenti ripetuti, favorisce l’espressione di parti emotive limitando l’azione di filtri razionali.

http://www.benessere.com/psicologia/arg00/danzaterapia.htm

Nessun commento:

Posta un commento